Il Tevere
Il fronte del Foro Italico si stende lungo il Fiume Tevere. Il fiume, così carico di miti e di leggende, nasce dal monte Fumaiolo, nell'Appennino tosco-emiliano, e dopo aver percorso 405 km. attraverso la Toscana, l'Umbria e il Lazio si getta nel mar Tirreno. Secondo la leggenda Roma nacque sulle sue sponde nel 753 a.C. e il suo stesso nome deriverebbe da quello del fiume, "Rumon", secondo gli etruschi. Per secoli il Tevere, ampiamente navigabile, è stato una delle principali vie di collegamento della città, nata dal villaggio originario, vuoi verso il mare, vuoi verso l'interno, con il trasporto di persone e di merci di ogni tipo. Attualmente è navigabile per soli 34 km. e quasi per nulla utilizzato per i trasporti. Le alluvioni, in tutta la storia del Tevere, sono state molteplici e così, nel 1870, fu deciso di imbrigliarlo all'interno di alti muraglioni che dovevano anche fornire un'immagine nuova e imponente della città, diventata capitale d'Italia. I lungotevere furono costruiti nello stesso periodo, con un chiaro riferimento ai lungosenna parigini. Numerosi, sul Tevere, i pontoni ancorati, spesso sedi di centri sportivi.
Il territorio
Il territorio su cui si colloca il complesso sportivo e storico del Foro Italico si estende nell'area nord di Roma, sulla riva ovest del Tevere. Agli inizi del secolo scorso, fino agli anni trenta, era una zona collocata alla periferia estrema della città, ancora segnata da una prevalenza di campagna, eccezion fatta per il quartiere popolare che si stendeva intorno a Ponte Milvio e per le vecchie ville sparse nel verde. Due strade "consolari" delimitano l'area del Foro sul lato est: la Flaminia e la Cassia. La prima fu costruita tra il 223 e il 219 a.C. da Caio Flaminio. Usciva dalle mura romane attraverso la Porta omonima (oggi del Popolo) e collegava Roma a Rimini. Nel medioevo fu prolungata fino a Ravenna. La via Cassia è più vecchia ed era invece diretta verso l'Etruria centrale (l'attuale Toscana) fino a Luni, presso le foci del fiume Magra. Si presume che il tracciato base fosse etrusco. Nel medioevo acquistò il nome di "ruga Francigena" (da rue-strada-francese, perché era il percorso seguito dai pellegrini francesi per venire a Roma). Oggi il Foro Italico è circondato da un'ampia striscia di verde (Monte Mario e la collina che si stende al suo fianco), ma alle sue spalle si collocano quartieri vasti e popolatissimi, in parte di lusso, in parte medio borghesi e in parte popolari, con la presenza di piccole fabbriche e di grandi cliniche e ospedali. Seguendo l'ansa del Tevere verso ovest si incontrano, nella cosiddetta zona dell'Acqua Acetosa, una serie di impianti sportivi con la Scuola dello Sport del Coni (nei primi progetti si prevedeva il congiungimento tra questi impianti e quelli del Foro Italico) e sul Monte Antenne la Moschea progettata da Paolo Portoghesi, Vittorio Gigliotti e dai loro collaboratori. Alle spalle, sulla Flaminia, si stendono gli studi della Rai di Saxa Rubra. Nella stessa area, tornando verso il Foro Italico, si trova il nuovo Auditorium di Roma, progettato da Renzo Piano. All'interno del Foro, in uno dei palazzi , è collocato l'Auditorio della Rai. Nella zona ad ovest del Foro, in direzione San Pietro, si collocano gli studi Rai di Via Teulada e la "cittadella della giustizia".
Monte Mario
Il Foro Italico si stende alle falde di Monte Mario (139 m.) che, con una sua torre, indica il meridiano zero d'Italia. Sul monte si colloca anche un importante osservatorio, costruito in Villa Mellini, un edificio del ‘400. Si tratta di un osservatorio astronomico e meteorologico che comprende anche un museo astronomico e copernicano, contenente rari e vecchi strumenti di misurazione e globi terrestri di diverse epoche.
Foro Italico
Il complesso sportivo, monumentale e storico del Foro Italico fu progettato nel 1928 dall'architetto Enrico Del Debbio e dai suoi collaboratori. Lo stesso anno fu deposta la prima pietra. Il progetto iniziale subì numerose variazioni e in particolare quelle apportate dall'architetto Luigi Moretti nel 1936 e quelle succedutesi nel dopoguerra. Il 4 novembre del 1932 si tenne la cerimonia di inaugurazione del Foro, allora denominato Foro Mussolini.
Nel periodo iniziale furono edificati il palazzo dell'Accademia di educazione fisica e lo Stadio dei marmi. Gli edifici e gli impianti circostanti saranno costruiti negli anni successivi, fino al 1950. Per le Olimpiadi del ‘60 si ristrutturò il vecchio Stadio dei cipressi, ulteriormente ristrutturato per i mondiali di calcio del ‘90. Il Foro è ricco di mosaici all'esterno e all'interno degli edifici. Furono ideati e realizzati, tra gli altri, da Severini, Canevari, Capizzaro e Rosso.
All'ingresso del Foro si innalza il monolite dedicato a Mussolini. Fu tagliato, in un unico blocco, nel marmo nelle cave di Carrara e poi trasportato a Roma.
Lo Stadio dei marmi
Lo Stadio dei marmi, su disegno dell'architetto Enrico Del Debbio, fu costruito ai primi degli anni trenta dello scorso secolo e faceva parte dello stesso complesso architettonico dell'Accademia fascista di educazione fisica. Prende il nome dal marmo bianco di Carrara che fu utilizzato per costruire gli otto gradoni destinati ad accogliere 20.000 persone. Lo Stadio, tuttavia, non fu pensato per pubbliche manifestazioni agonistiche, ma soprattutto come sede di allenamento ginnico e militare per gli accademisti: questo spiega l'assenza di pensiline e anche la stessa struttura, pensata in chiave di "diaulo ellenico", ovvero con due lati rettilinei e paralleli raccordati con un tratto semicircolare da tutte e due le parti. Lo stadio è completamente interrato e il gradino più alto corrisponde al livello stradale. Il campo copre una superficie di 14.000 mq. In occasione della XVII Olimpiade lo Stadio dei Marmi ha subito piccole ristrutturazioni e sistemazioni, tra le quali un corridoio sotterraneo che lo collega allo Stadio Olimpico e locali per spogliatoi e altri servizi. L'altro elemento caratteristico dello Stadio è offerto dalle sessanta statue - donate dalle province italiane- distribuite alla sommità dello spalto. Le statue sono tutte della stessa altezza, 4 m. , e rappresentano atleti di differenti discipline in schemi di forte similitudine, secondo lo stile di regime. Tra gli scultori che lavorarono a queste statue si ricordano tra i più prolifici: Aroldo Bellini, Tommaso Bertolino, Aldo Buttini, Silvio Canevari e Carlo De Veroli. Dello scultore Bellini sono anche i due gruppi di bronzo collocati ai lati dell'ingresso al campo. Di Angelo Canevari è invece l'ampio mosaico di 150 mq. posto anch'esso all'ingresso del campo, con la rappresentazione di otto figure di atletica leggera.
Lo Stadio Olimpico
L'attuale stadio Olimpico nasce da due rifacimenti di quello originario, nato con la costruzione stessa del Foro Italico e chiamato lo Stadio dei Cipressi. Il primo intervento si iniziò nel dicembre nel 1950 e mirava ad ottenere l'assegnazione dell' Olimpiade estiva del 1960. Il nuovo stadio, denominato "dei Centomila" o Olimpico, si inaugurò nel 1953 con la partita Italia-Ungheria ed apparve subito come una delle migliori costruzioni sportive del mondo. I lavori erano stati condotti dal prof. Carlo Roccatelli e dall'Ing. Cesare Valle e successivamente dall'architetto Annibale Vitellozzi.
Se fu al centro dell'Olimpiade del '60, lo stadio presentò ben presto la necessità di alcuni miglioramenti, per cui nel 1984 si decise un nuovo intervento, in previsione dei campionati mondiali di calcio del 1990. Dopo una serie di difficoltà insorte tra gli enti interessati, i movimenti ambientalisti, i Ministeri e superate tutte le difficoltà burocratiche, lo stadio fu pronto per i mondiali del '90, arricchito di un sistema di copertura ideato dall'ing. Paolo Teresi e dallo studio Zucker. Attualmente il numero dei posti disponibili a sedere è di 85.000.
Ponte Milvio
L'edificio dell'Ateneo nel quale si trovano l'Aula magna e una serie di grandi aule è prospicente a Ponte Milvio, lo storico ponte che il 28 ottobre del 312 d.C. vide la battaglia tra Massenzio e Costantino e la vittoria di quest'ultimo, che segnò la ufficializzazione del cristianesimo nell'Impero. Nel terzo secolo a.C. era stata costruita una struttura in legno per il passaggio del fiume, sostituita nel 109 a.C. da un ponte in tufo a quattro archi. Del vecchio ponte, che rappresentava il passaggio da e verso la Cassia, la strada consolare diretta al nord, resta però assai poco: fu infatti ristrutturato nel 537 da Belisario, con la fortificazione del torrione che guarda l'attuale Piazza di Ponte Milvio e nel 1805 da Giuseppe Valadier, per il ritorno a Roma di Papa Pio VII. In seguito dovette essere in parte ricostruito, dopo che Garibaldi lo fece saltare, al fine di rallentare l'avanzata dei francesi contro la Repubblica Romana. In gergo popolare Ponte Milvio è noto a Roma come "ponte Mollo", che deriva dal Mulvius latino.
Ponte del Foro Italico - Duca d'Aosta
Davanti agli edifici dell'Ateneo che aprono, sulla destra e sulla sinistra, il grande viale del Foro Italico, il Tevere è scavalcato da un ponte, dedicato al Duca d'Aosta. Deciso nel 1935 per collegare le nuove strutture sportive e scolastiche al centro storico della città, fu progettato nel 1936 dall'architetto Vincenzo Fasolo e dall'ingegnere Aurelio Aureli. La costruzione durò tre anni e fu inaugurato il 26 marzo del 1939. Il ponte fu originariamente dedicato a Emanuele Filiberto di Savoia, Duca d'Aosta, che durante la guerra mondiale aveva comandato la 3° Armata. Gli altorilievi, raccolti in quattro blocchi marmorei, e che raccontano le battaglie combattute da quell'Armata, sono opera degli scultori Domenico Ponzi, Ercole Drei, Vico Consorti e Oddo Aliventi secondo i criteri dell'arte di regime. Del periodo della costruzione del ponte si trovano richiami nel romanzo "Il compagno" di Cesare Pavese e nell' omonimo sceneggiato televisivo realizzato da Citto Maselli.
Olimpiade del 1960
L'Olimpiade del 1960 è l'unica, estiva, che si sia disputata in Italia. Agli inizi del secolo lo stesso barone Pierre de Coubertin aveva pensato di portare a Roma la quarta manifestazione e vi fu, in questo senso, un invito del Comitato Olimpico Internazionale affinché la capitale d'Italia accogliesse la candidatura per il 1908. Ma la richiesta non ebbe esito positivo, perché ad essa si opposero lo stesso governo italiano e l'amministrazione comunale: la città, impegnata con il sindaco Ernesto Nathan in un grande sforzo di modernizzazione, non poteva sostenere spese extra. Il re Vittorio Emanuele III, che caldeggiava invece l'Olimpiade a Roma, offrì un contributo personale di 50.000 lire, ma anche questo non servì a superare le resistenze. La manifestazione si tenne a Londra. Successivamente, durante il fascismo, l'Italia avanzò una richiesta al Cio: la dittatura aveva bisogno di un avvenimento internazionale di grande prestigio, così come accadde per il nazismo a Berlino, nel 1936. Ma lo scoppio della guerra impedì che l'Olimpiade si potesse svolgere. E' così necessario arrivare al 1960, in pieno boom economico. La manifestazione che si tiene in questo anno a Roma è giudicata l'ultima "a misura d'uomo": si sviluppa in varie zone della città, l'Appia Antica, l'Eur, il Foro Italico e i complessi sportivi dello Stadio Flaminio. L'Italia si aggiudica il terzo posto, dopo Stati Uniti e Unione Sovietica, con 13 medaglie d'oro, 10 d'argento e 13 di bronzo. Tra gli azzurri si distinguono Livio Berruti (200 m. in 20" e 5), il ciclista Sante Gaiardoni, il peso welter Nino Benvenuti e i fratelli Raimondo e Piero D'Inzeo (equitazione). In quella stessa Olimpiade esordisce Cassius Clay ed ha un grande successo il maratoneta etiope Abebe Bikila, il corridore scalzo, primo atleta africano a vincere una medaglia olimpica.